Farinella: l'Europa unita dai monaci irlandesi
Gabriele Rosana | 29 Marzo 2015 | Segnalazioni
C’è un filo rosso (anzi, verde) che riannoda gli eventi d’Europa. E si dipana seguendo i calzari dei monaci irlandesi, clerici vaganti per i sentieri del Vecchio Continente. È la suggestiva tesi che Enzo Farinella sostiene nel suo ultimo libro, “Sulle strade del mondo / On the Pathways of the World” (Edizioni Casa Italia, 2015), che ripercorre la secolare sequela di rapporti intessuti dai monaci partiti dall’Irlanda alla volta dell’Europa, e in particolare dell’Italia.
Collaboratore dell’Ansa e corrispondente di Radio Vaticana dall’Irlanda, un passato da addetto dell’Istituto di Cultura italiano a Dublino e un presente da direttore di Casa Italia, centro di scambi fra i due Paesi cui è intimamente legato, Farinella accompagna il lettore lungo un itinerario alla scoperta “delle comuni radici dell’Unione europea”, sulle orme anzitutto di san Colombano, il monaco che Robert Schuman definì “il santo patrono di coloro che cercano di costruire un’Europa unita”.
Con il missionario che da Bangor, intorno alla fine del VI secolo, giunse a Bobbio, sull'Appennino ligure-emiliano, furono infatti altri confratelli connazionali a intraprendere la rotta verso l’Italia, diffondendo nel continente la regola del monachesimo irlandese e sostenendo la necessità che gli europei si riunissero in un “corpo solo” (tra questi, sant’Orso in Val d’Aosta, san Donato a Firenze, san Frediano a Lucca, san Cataldo a Taranto).
Non solo il Belpaese come approdo prediletto. Molte altre città europee, incalza Farinella, sono state fondate da monaci provenienti dalla cattolica isola di san Patrizio, mentre “la vita e la cultura europee sonnecchiavano”: Iona e Lindisfarne in Gran Bretagna, Luxueil in Francia, Sint Gallen in Svizzera, Wurzburg e Ratisbona in Germania. Altri chierici hanno incidentalmente “battezzato” anche elementi di contorno della vita quotidiana qua e là nel continente, come san Fiacre fece con la carrozza (e, per estensione, il taxi) e san Gobain per l’omonimo cristallo francese.
L’autore ripercorre il viaggio dei frati con il dichiarato obiettivo di “sottolineare il messaggio della funzione cristiana-civilizzatrice-europea del lavoro missionario irlandese subito dopo la caduta dell’Impero romano e quanto esso potrebbe ancora suggerire alla nostra riflessione, in un momento di crisi per l’Ue”. Per Enzo Farinella, una ripartenza per la costruzione euro-unitaria può essere aiutata dalle indicazioni fornite dall’operato e dagli ideali dei monaci: “L’Europa è infatti una famiglia di popoli, chiamata a prendersi cura della fragilità delle persone, a dare dignità all’uomo in quanto persona e non come soggetto economico (...), traendo ispirazione dal patrimonio del cristianesimo che ha plasmato il continente sin dalle sue origini”.
“Sulle strade del mondo”, con traduzione inglese a fronte, presenta anche i contributi introduttivi dell’ambasciatore italiano a Dublino Giovanni Adorni Braccesi Chiassi e dell’omologo irlandese a Roma Bobby McDonogh.